lunedì 10 agosto 2009

21. Il diritto internazionale

Il mondo è oggi costituito da una pluralità di Stati, ciascuno dei quali non è disposto a rinunciare al proprio potere sovrano e mal sopporta un’interferenza di norme internazionali sui propri affari interni e anche nei suoi rapporti con gli altri Stati. Così, “la giustizia internazionale rimane tuttora una speranza piuttosto che un’effettiva realtà” (CAPPELLETTI 1994: 385). Finora i tentativi compiuti allo scopo di creare una giustizia internazionale, in grado di superare una storia millenaria di nazionalismo, fonte di disastrosi conflitti, non hanno prodotto un’istituzione giurisdizionale veramente funzionale, soprattutto a causa del fatto che una giustizia internazionale viene vista come una fastidiosa interferenza negli affari interni dei singoli Stati, che rimangono saldamente legati ai vecchi pregiudizi nazionalistici e continuano a professare la superiorità della propria cultura rispetto alle altre. Così, se è vero che democrazia significa rispetto della dignità della persona, è anche vero che gli Stati democratici non sono immuni da atti di ingiustizia e di barbarie. “In conclusione, appare chiaro che la via che porta alla «giustizia internazionale» è estremamente lenta e difficile e che i risultati raggiunti finora sono tutt’altro che soddisfacenti” (CAPPELLETTI 1994: 385).
In mancanza di giustizia internazionale, in pratica i rapporti fra gli Stati sono regolati dal principio di forza. Ma anche gli stessi rapporti fra cittadini all’interno di uno Stato, in mancanza di un sistema di giustizia, finiscono col rientrare nella legge del più forte. Qualche debole speranza a tale riguardo è oggi riposta nell’Unione Europea, dove, per la prima volta nella storia, è riconosciuto a soggetti privati il diritto di agire in giudizio davanti alla Commissione europea dei diritti dell’uomo contro le pubbliche autorità del proprio Stato nazionale. Bisognerà vedere se tale istituzione avrà successo.

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